lunedì 8 novembre 2010

RECENSIONE di Renzo Montagnoli

Un teatro di guerra poco conosciuto

Il Mar Baltico, per la sua conformazione e per il suo accesso all’Oceano Atlantico limitato dalla Danimarca che si protende quasi ad unirsi alla penisola scandinava, è un bacino che poco si presta a grandi scontri navali fra flotte consistenti; tuttavia, nel corso del primo e del secondo conflitto mondiale, è stato teatro di numerosi scontri, più importanti in un quadro tattico che in una visione strategica. Del resto, a rendere ancora più piccolo questo specchio d’acqua provvidero i contendenti creando vaste zone minate in cui incapparono, con le immaginabili conseguenze, non solo navi mercantili, ma anche scafi militari. In ogni caso le perdite, se non furono eclatanti come in altri teatri operativi, come il Mare del Nord, furono tuttavia di non poco conto, soprattutto per una marina, quella Russa, che di fatto più di altre era impegnata a difendere le sue coste.
Gabriele Faggioni con questo suo libro ha esaminato le condotte belliche dei due principali contendenti nelle due guerre (Germania Imperiale e Russia Zarista per la prima, Germania Nazista e Unione Sovietica per la seconda), fornendo un quadro assai esaustivo sulle principali azioni condotte e sulle perdite di entrambi i belligeranti.
Da queste pagine, integrate con cartine geografiche e con fotografie delle principali navi impegnate, esce un quadro di scontri quasi quotidiani, mai comunque di battaglie del tipo di quelle avutesi nell’Atlantico e nel Pacifico, proprio perché la limitata estensione del Baltico rende impossibile manovre di grandi flotte, che sarebbero altresì sottoposte, data la vicinanza delle coste, a interventi aerei piuttosto frequenti e incisivi.
Così, giorno dopo giorno assistiamo alla progressiva disfatta della Germania, sia nel primo che nel secondo conflitto mondiale, tuttavia fino in ultimo in grado con le sue navi di impensierire gli avversari.
E ci sono anche imprese epiche, come l’evacuazione per mare, avvenuta negli ultimi mesi del conflitto, di oltre due milioni e mezzo di cittadini tedeschi minacciati dalla violenta offensiva sovietica, risultato ottenuto grazie a un’organizzazione non ancora sfaldata e all’indubbio eroismo dei marinai tedeschi, di cui non pochi perirono in questo sforzo titanico.
Il libro di Faggioni riesce quindi a fornire un resoconto di un teatro di guerra marittima forse minore, ma se il Mar Baltico ha costituito lo scenario di tante scaramucce, sui suoi fondali giacciono tanti ignoti marinai, di entrambi i contendenti, a dimostrazione che in una guerra mondiale non esistono posti più o meno sicuri e teatri più o meno importanti.
Da leggere, sicuramente.

Renzo Montagnoli

http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=7442

mercoledì 27 ottobre 2010

Presentazione a Pescara (Sabato 6 novembre, ore 18,00)

Pescara, Sabato 6 Novembre, ore 18,00

Libreria Libernauta
Via Teramo n. 27 - PESCARA


Presentazione del saggio di

GABRIELE FAGGIONI

LE GUERRE NAVALI NEL MAR BALTICO
L'epopea dei convogli e la guerra del Mare del Nord


Edizioni Solfanelli


Parteciperanno l'Autore e l'editore Marco Solfanelli



Scheda del libro:

Questo libro descrive, come mai è stato fatto prima, le operazioni aeronavali che si sono svolte nel Mare Baltico durante i due conflitti mondiali, usando documenti inediti provenienti dagli archivi tedeschi e britannici.
Nel 1914 la Kaiserliche Marine allineava una piccola flotta nel Baltico, appoggiata in caso di necessità dalle unità dell’Hochseeflotte dislocata nel Mare del Nord. La flotta russa mantenne un atteggiamento prevalentemente difensivo. I principali combattimenti navali avvennero nel Golfo di Riga. I sommergibili britannici, inviati nel Baltico su richiesta di Mosca, causarono importanti perdite alla flotta tedesca. Nel volume sono descritte le missioni svolte dalla Royal Navy per appoggiare le forze, di solito definite "Bianche", che si battevano contro il regime bolscevico durante la guerra civile (1918-21).
Quando il 22 giugno 1941, le truppe tedesche e i suoi alleati cominciarono l’invasione del territorio sovietico, le unità della Kriegsmarine e della Marina finlandese posarono numerosi campi minati, che provocarono gravissime perdite alla Flotta sovietica del Baltico. La Germania riuscì a controllare il Baltico senza dover impiegare grandi risorse. Negli ultimi mesi di guerra la Kriegsmarine fu abile a evacuare dai territori minacciati dall’offensiva russa oltre 2,5 milioni di civili e militari verso i porti della Germania occidentale.
La parte iconografica è costituita da oltre sessanta splendide fotografie delle principali navi, che presero parte a questo conflitto, e mappe.


GABRIELE FAGGIONI
LE GUERRE NAVALI NEL MAR BALTICO
L'epopea dei convogli e la guerra del Mare del Nord

[ISBN-978-88-89756-96-6]
Pagg. 144 + 32 ill. - € 13,00
Edizioni Solfanelli

http://www.edizionisolfanelli.it/guerrenavalimarbaltico.htm

venerdì 1 ottobre 2010

Novità: LE GUERRE NAVALI NEL MAR BALTICO


Questo libro descrive, come mai è stato fatto prima, le operazioni aeronavali che si sono svolte nel Mare Baltico durante i due conflitti mondiali, usando documenti inediti provenienti dagli archivi tedeschi e britannici.
Nel 1914 la Kaiserliche Marine allineava una piccola flotta nel Baltico, appoggiata in caso di necessità dalle unità dell’Hochseeflotte dislocata nel Mare del Nord. La flotta russa mantenne un atteggiamento prevalentemente difensivo. I principali combattimenti navali avvennero nel Golfo di Riga. I sommergibili britannici, inviati nel Baltico su richiesta di Mosca, causarono importanti perdite alla flotta tedesca. Nel volume sono descritte le missioni svolte dalla Royal Navy per appoggiare le forze, di solito definite "Bianche", che si battevano contro il regime bolscevico durante la guerra civile (1918-21).
Quando il 22 giugno 1941, le truppe tedesche e i suoi alleati cominciarono l’invasione del territorio sovietico, le unità della Kriegsmarine e della Marina finlandese posarono numerosi campi minati, che provocarono gravissime perdite alla Flotta sovietica del Baltico. La Germania riuscì a controllare il Baltico senza dover impiegare grandi risorse. Negli ultimi mesi di guerra la Kriegsmarine fu abile a evacuare dai territori minacciati dall’offensiva russa oltre 2,5 milioni di civili e militari verso i porti della Germania occidentale.
La parte iconografica è costituita da oltre sessanta splendide fotografie delle principali navi, che presero parte a questo conflitto, e mappe.


GABRIELE FAGGIONI
LE GUERRE NAVALI NEL MAR BALTICO
L'epopea dei convogli e la guerra del Mare del Nord
[ISBN-978-88-89756-96-6]
Pagg. 144 + 32 ill. - € 13,00
Edizioni Solfanelli

http://www.edizionisolfanelli.it/guerrenavalimarbaltico.htm

giovedì 24 giugno 2010

la Premessa a LE GUERRE NAVALI NEL MAR BALTICO

La storia navale ha sempre suscitato un particolare fascino, forse perché essa viene spontaneamente collegata alle immagini di Paesi lontani e perché sul mare si dilatano più facilmente fantasie e sogni d’avventura. Nonostante questo richiamo non sono state molte ultimamente le opere intese a riesaminare con metodo storico le vicende marittime che hanno caratterizzato l’età contemporanea. In questo volume si analizzano le operazioni aeronavali che si svolsero nel Mar Baltico nel corso dei due conflitti mondiali.

Il 1° agosto 1914 la Germania dichiarò guerra all’Impero russo. Berlino voleva modificare la situazione territoriale ad oriente per garantire maggiore sicurezza al Reich. Non era inizialmente interessata ad annessioni territoriali, ma voleva creare una serie di stati relativamente autonomi che, in futuro, facessero da “cuscinetto” fra la Germania e la Russia: la Polonia e la Finlandia. Sul piano militare la forza da battere era l’Esercito russo, ma anche la Flotta del Baltico destava qualche preoccupazione, perché poteva minacciare i vitali traffici marittimi fra la Germania e la Svezia. Questa flotta, comandata dall’ammiraglio Von Essen, aveva a disposizione quattro vecchie corazzate, sei incrociatori corazzati, quattro incrociatori protetti, un solo esploratore, una quarantina di siluranti d’alto mare, undici sommergibili, sei posamine e altrettante cannoniere. Erano quasi completate le quattro moderne corazzate della classe Gangut. Nel corso della guerra la Royal Navy inviò diversi sommergibili, appartenenti alla classe E e C, al suo alleato orientale per sopperire alla temporanea scarsità di sommergibile a disposizione.

La Kaiserliche Marine dislocava nel Baltico una piccola flotta, comandata dal principe Enrico di Prussia, composta di tre vecchi incrociatori corazzati, sette incrociatori leggeri e protetti, una flottiglia di cacciatorpediniere, pochi sommergibili e molti dragamine. La potente Hochseeflotte, dislocata nel Mare del Nord, poteva essere trasferita senza difficoltà nel Baltico attraverso il canale di Kiel. La Svezia si mantenne neutrale, ma concentrò la sua potente flotta nelle acque di Gotland. Una formale misura di protezione della neutralità, che tuttavia ostacolava notevolmente la libertà di movimento delle navi russe. La Danimarca non permise più il transito alle navi belligeranti nel Kattegat, bloccando così i collegamenti fra la Royal Navy e la Flotta russa. La Kaiserliche Marine non subì analoghe limitazioni.

La flotta russa, benché sulla carta fosse molto superiore a quella tedesca del Baltico, mantenne un atteggiamento prevalentemente difensivo, in altre parole si limitò alla posa di sbarramenti di mine, che provocarono importanti perdite alla Kaiserliche Marine. I tedeschi sferrarono i loro maggiori attacchi navali nel golfo di Riga in due momenti: la prima nel 1915 senza successo e la seconda nell’autunno 1917, quando riuscirono ad occupare le isole del golfo. Questa seconda operazione culminò nella battaglia di Moon Sound, una delle maggiori del baltico, che portò all’affondamento della nave da battaglia Slava.

Con il trattato di Brest-Litovsk del 3 marzo 1918 sancì l’uscita della Russia dalla prima guerra mondiale, rendendo in pratica il Baltico un vero e proprio “lago tedesco”. Dopo la fine della guerra, gli alleati inviarono forze considerevoli nelle acque russe, in particolare incrociatori, cacciatorpediniere della Royal Navy, per appoggiare le forze, generalmente definite “bianche”, che si battevano contro il nuovo regime bolscevico. il Baltico fu ancora teatro di qualche operazione navale, che vide la perdita di diverse navi britanniche e l’affondamento di alcune vecchie navi della flotta bolscevica da parte delle motosiluranti della Royal Navy nel porto di Leningrado.

Il 1° settembre 1939 la Germania invase la Polonia, che segnò l’inizio della seconda guerra mondiale. La Kriegsmarine (Marina da guerra), erede della Kaiserliche Marine, partecipò a questa campagna, impiegando una potente squadra navale dotata, tra cui le vecchie corazzate Schleswig-Holstein e Schlesien, tre incrociatori leggeri, undici cacciatorpediniere, venti dragamine e motodragamine, dieci sommergibili e alcune motosiluranti. La Marina polacca aveva a disposizione una piccola flotta, relativamente moderna, che comprendeva quattro cacciatorpediniere, un posamine, cinque sommergibili. La maggior parte delle unità di superficie attuarono il Piano Peking, lasciando i porti polacchi il 29 agosto e dirigendosi verso la Gran Bretagna per unirsi alla Royal Navy. Le forze rimanenti cercarono di contrastare la squadra navale tedesca ma con poco successo.

Il 23 agosto 1939 fu firmato il patto di non aggressione tra la Germania e l’Unione Sovietica (Ribbentrop-Molotov), il quale in alcune clausole segrete assegnava, determinandole con precisione, le rispettive zone d’influenza. Il Governo sovietico non poteva illudersi sulla sincerità di quel patto, quindi era conscio che Hitler, se fosse riuscito a battere l’Inghilterra o se i suoi progetti d’invasione oltre Manica fossero definitivamente falliti, non avrebbe esitato a rivolgersi contro l’occasionale alleato. Durante l’autunno del 1939, Stalin richiese ai paesi baltici che permettessero all’Unione Sovietica la costruzione di basi militari sul loro territorio per migliorare la difesa di Leningrado. In seguito l’Unione Sovietica rivolse alla Finlandia, pretendendo la cessione della base navale di Hanko (di fronte a Paldiski) per controllare l’entrata del Golfo di Finlandia; la penisola di Hunoliaki; alcune isole nel Golfo di Vijpuri poste di fronte a Kronstadt e la base nell’Artico di, Kabastuiassarrennu. In cambio Mosca avrebbe offerto territori in Carelia per un’estensione doppia di quelli acquisiti e l’assenso a fortificare le isole Aaland, che, pur smilitarizzate, la Finlandia ambiva a fortificare. Helsinki oppose a Mosca non un netto rifiuto, ma numerose riserve e limitazioni; le discussioni si trascinarono per più settimane. Il 30 novembre 1939 le truppe sovietiche attaccarono la Finlandia. L'attesa di Stalin di una rapida conquista fu frustrata dall’abile resistenza finlandese. Nel marzo 1940 fu firmato un accordo di pace che prevedeva la cessione alla Russia di circa il 10% del territorio finlandese e del 20% delle sue risorse industriali.

Quando il 22 giugno 1941, le truppe tedesche e i suoi alleati cominciarono l’invasione del territorio sovietico, le unità della Kriegsmarine e della Marina finlandese stavano già posando numerosi campi minati nel Baltico orientale, che provocarono gravissime perdite alla Flotta del Baltico. Non bisogna dimenticare che anche la Luftwaffe inflisse gravi perdite ai sovietici e la Germania riuscì a controllare il Baltico senza dover impiegare grandi risorse. Dal settembre del 1944, in seguito alla resa della Finlandia, la Svezia chiuse i suoi porti alla navigazione tedesca. Negli ultimi mesi di guerra la Kriegsmarine fu abile a evacuare dai territori minacciati dall’offensiva russa oltre 2,5 milioni di civili e militari verso i porti della Germania occidentale. L’imponente traffico navale tedesco generato dall’evacuazione consentì ai sommergibili sovietici e all’aviazione navale di conseguire buoni successi, ma provocando la morte di decine di migliaia di civili.


Gabriele Faggioni